Prima di cominciare, una premessa importante
Nel 2020 Adam Davidson, giornalista americano, ha iniziato a studiare un fenomeno particolare, ovvero il boom di aziende aperte dalle singole persone in risposta alla pandemia. Ciò che saltava all’occhio è che questi nuovi imprenditori stavano fondando attività legate alle proprie passioni. In altre parole, a partire dal 2020 moltissime persone hanno iniziato a monetizzare i propri hobby e a dare a queste passioni la dignità di lavoro. Essendo il fenomeno del tutto nuovo, Davidson ha pensato di dargli un nome, passion economy.
Anche in Italia in seguito al lock down abbiamo assistito all’apertura di nuove aziende. Sono solitamente imprese individuali, ma esistono attività dove lavorano due o più persone. Di che numeri stiamo parlando? Secondo uno studio Mef, per quanto riguarda le start up nel 2021 c’è una crescita di 4.216 unità. E le partite IVA aperte nello stesso anno sono state 549.500.
L’ospite della live
C’è poi chi ha aperto un’impresa nel segno della passion economy ben prima della pandemia. Come Francesca e Marco, che nel 2018 hanno aperto la loro attività di artigianato, la Giumenta Bardata, laboratorio che si occupa di realizzare cosplay e props su misura e a distanza. Avevamo già intervistato i due cosplay & props maker tempo fa e quest’anno, Francesca, è stata l’ospite di una nostra live Instagram, in cui ha condiviso con come si è evoluto il progetto imprenditoriale.
Cos’è la Giumenta Bardata
Come menzionato sopra, è un laboratorio sartoriale per la realizzazione di cosplay, inteso proprio come costumi e relativi accessori. Particolarità del progetto è che per confezionare i capi, i due giovani imprenditori, non hanno bisogno di incontrare i clienti fisicamente poiché utilizzano un metodo sartoriale testato e garantito che permette di realizzare abiti perfetti anche a distanza. Questo gli ha permesso, tra le altre cose, di annullare le distanze geografiche e di esportare in tutto il mondo.
I ruoli in azienda
Francesca si occupa della realizzazione dei costumi e dei props. Nel caso in cui i clienti arrivino alla Giumenta Bardata solo con un’idea di quello che vorrebbero, lei prepara il bozzetto. E poi c’è la parte confezionamento, che va dai cartamodelli al prodotto finale. Marco, invece, si occupa di gestire gli ordini e della parte grafica, guida i clienti nella catalogazione delle richieste, realizza rendering 3d dei modelli, ecc.
Arriviamo al succo
Com’è che la Giumenta Bardata è diventata impresa
In apertura della live del 31 agosto, abbiamo chiesto a Francesca di parlare della nascita della loro attività, ovvero che cosa li ha spinti a fondare La Giumenta Bardata. La cosplay & props maker ci sottolinea che entrambi non erano tanto spinti dalla ricerca di lavoro. La loro, piuttosto, è stata una necessità, il bisogno di esprimere la propria creatività.
Ha anche ricordato che è nato tutto come un gioco e che le cose si sono fatte più serie quando hanno deciso di partecipare al bando PIN della Regione Puglia, che poi hanno vinto. Compilare i moduli è stato per loro un momento catartico perché ha permesso di iniziare a dare una forma all’idea, di capire cosa fosse fattibile dal punto di vista imprenditoriale e cosa no. Inoltre, vedere l’idea dall’esterno vuol dire imparare a presentare il progetto e come renderlo chiaro anche agli altri.
La vittoria del bando è stato un altro momento importante. Innanzitutto, con la conferma del finanziamento, Francesca e Marco hanno avuto la prova concreta che l’idea funzionava. E poi, dato che avevano preparato la domanda di adesione da soli, avevano capito che funzionavano come squadra e che avrebbero potuto affrontare il lavoro facendo affidamento l’uno sulle competenze dell’altra. Vincere il finanziamento è stato il coronamento di un impegno di 2 – 3 anni: prima di fare domanda alla Regione Puglia, infatti, Francesca si è diplomata in sartoria per poi, successivamente, con Marco sono passati allo studio dell’idea, alla ricerca, ecc.
Come funziona la realizzazione di un progetto?
Fatto salvo per i clienti che vivono in loco, Francesca non incontra mai di persona i suoi committenti. Va da sé che non ha mai preso le misure fisicamente sulle persone. Come fa a realizzare i cartamodelli allora? Facile, per prendere le misure viene usata una tecnica che si basa sul metodo proporzionale.
Parlando di finanziamenti, esistono pro e contro?
Abbiamo approfittato della live anche per fare domande spinose, così da permettere a chi desidera partecipare ad un bando, di valutare aspetti positivi e negativi.
Parlando con Francesca è emerso che, un bando di questo tipo, ha più pro che contro. Tra i pro c’è la disponibilità economica: a volte capita di avere idee bellissime ma non poter finanziarle. Inoltre, i bandi come il Pin prevedono un affiancamento e questa è una marcia in più per tutti coloro che hanno dei dubbi e timori. La props maker, infatti, ha raccontato che chi si è occupato dell’affiancamento l’ha sostenuta come una famiglia. Altro aspetto positivo è sicuramente il lato umano.
Ancora, prendere questo tipo di impegno ti mette di fronte alla realtà. Quando inizi a trasformare ciò che ti piace in un vero e proprio lavoro, oltre alla passione entrano in gioco altri fattori che ti permettono di crescere, come le varie scadenze da rispettare.
Tra i contro c’è invece il funzionamento della burocrazia italiana. Ci sono tante, troppe regole e devi fare attenzione a essere molto preciso o possono nascere dei problemi.
Che conseguenze ha avuto la pandemia sul lavoro dei due cosplay & props maker?
Ci sono aziende che sono nate durante la pandemia e altre che hanno attraversato dei momenti difficili, di riposizionamento o in alcuni casi di chiusura. La Giumenta Bardata, per due anni, è stata costretta ad uno stop a causa della sospensione delle fiere del fumetto: momenti fondamentali per chi fa cosplay. I pochi eventi che sono stati organizzati, obbligando all’uso delle mascherine, erano diventati poco appetibili per gli appassionati. Non solo, ma le fiere in programma nel biennio 2020 – 2021 non prevedevano gare cosplay e non ci si poteva accordare per dei photoshoot con dei fotografi. Poi ci sono stati Paesi che, pian piano, hanno allentato le restrizioni Covid.
Francesca ci racconta: “Abbiamo addirittura pensato di lasciare perdere tutto, perché non si trattava di ricominciare dopo un periodo buio, ma di ricominciare in un mondo completamente cambiato. La richiesta è cambiata, le necessità sono cambiate, i clienti che c’erano prima non li avevamo più. Si è trattato di un ripartire da 0. Però forse è stato meglio così perché nel nostro caso è stato un modo per capire che cosa, davvero, non stava funzionando”.
La soluzione
Per poter superare una fase difficile come questa, i due cosplay & props maker hanno deciso di avvalersi di un sostegno psicologico. Avere un sostegno di questo tipo è stato molto importante, perché li ha aiutati a ripensare al proprio lavoro. Durante la pandemia, ciò che con tanto impegno era stato trasformato in lavoro, era diventato di nuovo un hobby. Non c’erano molte richieste, quindi questo li ha portati nel biennio 2020 – 2021 a lavorare solo quando li andava. Insomma, la motivazione era calata molto.
Non solo c’è stato il blocco delle prenotazioni e delle commesse, ma era anche difficile recuperare i materiali con cui realizzare le proprie creazioni. E quando ci sono dei blocchi nella propria sfera lavorativa, questi problemi poi si riflettono anche nella vita quotidiana.
Quello che ha permesso ai due imprenditori di ripartire è stata la consapevolezza che comunque avevano un lavoro in mano e che c’erano molte persone a supportarli. Nel loro caso, il contributo più importante è arrivato dall’aiuto psicologico. Francesca e Marco, tengono a precisare che si sono rivolti ad uno psicologo del lavoro, figura che segue chi ha delle difficoltà in ambito lavorativo. Per aiutare Francesca, in particolare, lo psicologo le ha assegnato dei piccoli compiti che doveva concludere nel corso della giornata. Avere una routine da seguire l’ha aiutata a riprendere pian piano il suo ritmo lavorativo. Inoltre, fondamentale è stato, ritrovare il modo e la spinta per ritagliarsi dei momenti tutti per sé e suddividere il tempo da dedicare al lavoro e quello da dedicare agli hobby.
Francesca, durante la live, ci confida che il confezionamento di abiti su misura, per lei è diventato unicamente lavoro mentre gli hobby sono tutt’altro. Prima di aver accettato questa distinzione, ricorda, di non aver avuto hobby e di conseguenza anche la sua creatività si era affievolita. Ora invece ha un orario di lavoro, lavora fino alle 18 e dopo le 18 non c’è più per nessuno.
La live con Francesca vi ha ispirato e vorreste saperne di più sulla passion economy? Allora ci vediamo qui per altri confronti e approfondimenti sul tema. Se invece hai un’idea o un’esperienza da condividere o su cui vuoi confrontarti scrivici per email a info@vivicomics.com