Da Dungeon Master a creatore di contenuti

Due settimane fa abbiamo annunciato che avremmo aperto una rubrica dedicata al gioco di ruolo. Abbiamo anche detto che dopo una prima intro sul GDR avremmo dato la parola ai membri della nostra community per raccontare nel dettaglio la loro esperienza. I post didascalici sono ottimi per spiegare concetti nuovi, tuttavia una rubrica partecipata ci sembrava più adatta. Il nostro obiettivo è offrire qualcosa in più a tutti coloro che non conoscono questo universo ma vorrebbero approcciarvisi per la prima volta.

Questo articolo va inteso come parte integrante della rubrica. Di chi parliamo oggi? Di Martino Smaltini, che dopo più di 30 anni passati a giocare a Dungeons & Dragons, molti dei quali in veste di Dungeon Master, ha deciso di trasformare la sua passione in un progetto. Di questo progetto Martino ne ha parlato anche durante una live Instagram ViviComics il 24 maggio 2023.

Chi è Martino?

Prima di tuffarci in quella che è la sua esperienza, due parole su di lui. Si presenta così:

“Chi mi conosce sa che sono Master del gioco più famoso del mondo da una quantità smisurata di tempo“. In effetti, prendendo in considerazione il fatto che ha iniziato a giocare a soli 8 anni, “smisurata” è la parola giusta per descrivere il suo percorso come gamer. Col tempo Martino è cresciuto molto all’interno della community gioco e ad oggi ha scritto diverse campagne D&D che non aspettano altro di essere pubblicate. Perché ha scelto di farlo ora? Semplicemente per il desiderio di contribuire a diffondere la passione per il gioco. Aggiunge “I quaranta sono arrivati e vorrei che almeno una di queste magnifiche vicende alimentasse il fuoco della fantasia di qualcun altro. In sostanza, di estranei. Perché un estraneo mi ha fatto sognare la prima volta e da allora non ho più smesso di volare”.

E come è passato da Dungeon Master a creatore di contenuti

Com’è iniziata questa tua passione?

Con un librogame, il Lupo Solitario. Avevo 8 anni e c’era un mio compagno di scuola che voleva provare questo gioco. Così ho scomposto il libro game e l’ho ricreato come avventura usando una matita, una gomma e un foglio di carta. Per quanto riguarda D&D, invece, ho iniziato come giocatore, poi sono diventato Dungeon Master e non ho più lasciato quel ruolo. O meglio, l’ho lasciato, ma in pochissime occasioni. E ogni volta, dopo l’abbandono, sono tornato a ricoprirlo.”

Cosa ti piace del ruolo di Dungeon Master?

“Innanzitutto, il Dungeon Master è colui che guida i giocatori e senza di lui non ci sarebbe gioco. Possiamo dire che contribuisco al loro divertimento, e questo mi fa felice. E poi come giocatore avevo diverse difficoltà a partecipare perché mi sentivo su un piano diverso.
Altra cosa che mi piace del fare il Master è che ti permette di connetterti in modo diverso con i giocatori. Sono stati tanti i gruppi con cui ho giocato in questi anni. E con alcuni giocatori ho ancora un rapporto stretto nonostante siano passati 20 anni”.

Cosa ti ha spinto a trasformare la tua passione nel progetto che stai portando avanti ora?

L’uscita di Stranger Things. La serie tv ha fatto sì che i giochi di ruolo diventassero parte della cultura moderna. Nello specifico, è stato riportato sulla cresta dell’onda D&D, che prima dell’uscita della serie era sì molto conosciuto, ma comunque di nicchia. Appena lo show TV ha portato alla ribalta il gioco, diversi streamer e gruppi hanno pubblicato le loro avventure condividendole on line.

Per quanto riguarda il mio progetto, tutto è nato da un caro amico, che vedendo il fermento intorno a D&D mi ha proposto di attivarci per creare qualcosa. Ma ha contribuito a concretizzarlo anche un’altra persona a me vicina. Questa persona ha partecipato per la prima volta a una sessione di gioco online su mio invito. Io ho creato l’avventura in pochi minuti, facendo anche mappe e schede personaggi. Ebbene, 24 ore dopo, il mio amico è tornato da me con una versione 4k del disegno che avevo fatto su un foglio quadrettato! Vedere quella nave di 25 righe realizzata in 4k è stata una delle grandi motivazioni che mi ha spinto a tentare di realizzare quello che è sempre stato il sogno nel cassetto!”

Possiamo dire che attraverso il gioco e la condivisione ci si ritrova a conoscere delle persone che condividono parti di quella passione che poi dall’io si passa al noi?

“Sì. Nel mio caso collaborare con queste persone mi ha anche aiutato a limare il mio carattere. Di mio sono molto diretto, molto brusco, molto sincero”.

Parlando di ostacoli, qual è il più grande che hai incontrato sul tuo percorso?

L’onda creata da Stranger Things andava cavalcata subito. Invece per realizzare un progetto che abbia senso ci vogliono anni, e io in quel momento non ero pronto. Così ho deciso di portare qualche innovazione nel mio modo di pensare, di fare qualcosa che nessuno fa e unire più passioni contemporaneamente per tentare di ottenere un prodotto differente”.

Hai scoperto dei talenti nello strutturare questo progetto?

“Sono un pessimo capo perché sono una persona troppo esigente, ma sono un ottimo vice capo e riesco a gestire le situazioni di stress con estrema facilità.
Ho riscoperto anche talenti in persone che conoscevo da tanti anni. Per esempio, sarei perso senza una delle collaboratrici di Digital Pot che mi struttura l’agenda. Senza di lei non riuscirei più a fare niente perché di mio voglio sempre fare diecimila cose contemporaneamente. E se seguissi la mia natura non concluderei nulla. Tutto deve avere una priorità. Iniziare dieci progetti e finire zero è inutile, quindi questa ragazza è essenziale per me. Per la mia produttività, soprattutto”.

Hai un messaggio per chi leggerà questa intervista?

“Il messaggio che voglio lasciare è che bisogna essere felici nella vita. Bisogna ridere, fare quello che ci piace e provare tutte le strade che possano portare a questo stato di felicità.

Ricordatevi però anche di non privarvi della vita privata, del piacere di un cocktail con gli amici, ecc…A mio modo di vedere le cose, la felicità è nella moderazione e la passione non deve mai diventare ossessione.

Mi è capitato di provare a capire se questa mia passione fosse in realtà un’ossessione, e per un breve periodo non ho aperto un manuale e né ho giocato. Quando mi sono reso conto che potevo benissimo staccare, mi sono dedicato al progetto”.

Ti è piaciuta la testimonianza di Martino e vorresti leggerne di altre sul gioco di ruolo? Allora continua a seguire il nostro blog, perchè la settimana prossima pubblichiamo un altro articolo sul tema. Ci vediamo giovedì sempre qui!